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Bere vino italiano è pericoloso per la salute? Tutta la verità è venuta a galla

Uno dei prodotto più amati: il vino. Si è sempre detto che questa bevanda faccia bene alla salute. Una nuova inchiesta, però, sembrerebbe dimostrare il contrario. 

Immancabile sulle tavole degli  italiani. Che si tratti di pranzo, cena o semplice aperitivo è difficile dire di no al vino. Una bevanda amata quasi alla pari dell’acqua, anzi da qualcuno anche di più. Un buon piatto non può che essere accompagnato da un ottimo vino. Alcuni vitigni, infatti, esaltano determinati sapori. Il bianco, ad esempio, è consigliabile in abbinamento con le pietanze  di mare.

La verità sul vino italiano – ermesagricoltura.it

Il territorio italiano, del resto, offre una vasta gamma di vitigni. Da Nord a Sud la penisola risulta un’eccellenza nel settore enologico. Non vi è regione dello Stivale che non si distingua per la presenza di particolari tipologie di viti i che consentano la produzioni di bottiglie di altissimo livello.  Il Barolo in Piemonte, il Prosecco in Friuli, il Valpolicella in Veneto, il Chianti in Toscana, il Taurasi in Campania sono solo alcune delle eccellenze italiane.

Fin dai tempi degli antichi romani il nostro territorio ha avuto un forte legame con la viticoltura, tanto da diventare nel corso dei secoli uno dei maggiori settori produttivi. I vini made in Italy possono concorrere, per qualità e varietà,  solo con i cugini francesi. Eppure una recente inchiesta di Report ha preso di mira la bevanda più prodotta in Italia. Il programma di Rai Tre ha messo in risalto un’eventuale tossicità del prodotti enologici. I viticoltori, tuttavia, non hanno tardato a far sentire la loro risposta.

L’inchiesta di Rport sui vini italiani e le polemiche dei viticoltori

Di recente il programma di Rai Tre, Report si è cimentato in una nuova inchiesta, con i soliti temi di denuncia. Nel mirino, questa volta, ci sono finiti i vini. Nelle case, nei ristoranti, nei bar e persino nei supermercati non mancano mai delle buone bottiglie. I terreni del Belpaese si distinguono da regione a regione, dando vita a svariate specialità. Tuttavia la trasmissione della terza rete pone l’accento proprio sulla mancata autenticità della bevanda più amata dal popolo.

Il vino italiano fa davvero male – ermesagricoltura.it

Stando a quanto riportato nel corso della puntata “con l’aggiunta di lieviti si possono ottenere vini uguali e prestigiosi in ogni parte del mondo”. Dunque se così fosse il terreno non avrebbe più alcuna rilevanza. Pertanto un Valpolicella potrebbe essere prodotto anche in Australia proprio grazie all’aggiunta di suddetti lieviti. E quindi cosa resta del caro, vecchio vino? Questa è la domanda che si è posta Sigfrido Ranucci. Il vino standarizzato sembra essere la nuova frontiera della produzione enologica. Ciò non significa che sia nocivo  o che sia di scarsa qualità, ma prevede sicuramente la perdita delle singole. caratteristiche territoriali 

L’inchiesta, tuttavia, ha sollevato non poche polemiche. A far sentire la sua è stato, in primis, Riccardo Cotarella, presidente dell’Associazione Assoenologi. Cotarella ha spiegato che i lieviti che vengono aggiunti provengono dall’uva e non da materiale inorganico, e dunque non risultano dannosi per la salute del consumatore. Tali lieviti hanno il compito di trasformare gli zuccheri in alcool, ma non risultano determinati nell’aroma.

Il nodo dei processi di standardizzazione

In definitiva il programma della terza rete, nel suo stile caustico e ficcante, ha intrapreso l’ennesima indagine per gettare ombre non sul vino, ma sulla produzione del vino, in particolar modo sui processi di standardizzazione.

Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report (Foto Ansa) – ermesagricoltura.it

Ciò che ha detto non è certo falso, anzi potrebbe esserci un fondo di verità. Tuttavia la più imponente associazione di enologi italiani, così come i viticolori si sono sentiti colpiti nel punto debole, volendo fin da subito smentire quanto affermato nel corso della puntata di Report.

“In vino veritas” dicevano gli antichi romani, consapevoli che, grazie all’ebrezza scaturita dalla bevanda, si potesse dire la verità. Ed oggi dopo più di due millenni possiamo stabilire quale sia la verità riguardo alla produzione del vino? Ai posteri l’ardua sentenza

Mariavictoria Stella

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