Alcune donne riescono ad avere bonus extra di 3 mila euro

Bonus extra di 3 mila euro? Solo per alcune categorie di donne lavoratrici. Ecco tutti i dettagli in merito.

L’intento di sostenere la natalità e le famiglie numerose attraverso un incentivo economico è senz’altro encomiabile. Tuttavia, quando l’applicazione di tale incentivo si traduce in una distorsione delle sue finalità, ci troviamo di fronte a ciò che potremmo definire il “paradosso del bonus mamme lavoratrici”. Analizzandola infatti emergono chiaramente le disuguaglianze insite in questa misura. Essa infatti premia solo una parte specifica della forza lavoro femminile, lasciando indietro le donne con redditi più bassi.

quali lavoratrici ottengono il bonus
In cosa consiste il bonus per le lavoratrici fino a 3000 euro – Ermesagricoltura.it

Il bonus mamme lavoratrici, introdotto nel quadro legislativo della legge di bilancio, rappresenta un’agevolazione sotto forma di esenzione contributiva. Questa è destinata alle madri che svolgono un’occupazione regolare, sia nel settore pubblico che in quello privato. Tuttavia, il cuore del paradosso risiede nel fatto che coloro che traggono maggior beneficio da questa misura sono proprio le donne con stipendi più alti. Un’ironia che solleva questioni di equità sociale e di disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro.

Come funziona il bonus

Esaminiamo più da vicino il funzionamento di questo bonus. Le donne che hanno almeno due figli, con il più giovane sotto i 10 anni, hanno diritto a un’esenzione contributiva fino al 9,19% dello stipendio totale, con un tetto massimo di 3.000 euro all’anno. Tuttavia, ci sono restrizioni significative che limitano l’accesso a questo beneficio. Ad esempio, le lavoratrici autonome, precarie o domestiche sono escluse, così come coloro che non hanno un contratto a tempo indeterminato.

perché il bonus è un paradosso
Questo bonus è a favore delle madri lavoratrici con stipendi alti – Ermesagricoltura.it

Il paradosso diventa evidente quando si analizzano i dettagli delle simulazioni condotte sulla distribuzione del bonus in base al reddito. Le lavoratrici con stipendi più alti, che già beneficiano di tagli fiscali precedentemente introdotti, ottengono un vantaggio netto dal bonus mamme lavoratrici. Tuttavia, per le donne con redditi più bassi, il bonus si traduce in uno sconto irrisorio o addirittura nullo, rendendo la misura inefficace nel raggiungere il suo obiettivo di sostegno alle famiglie in difficoltà economica.

A fronte di una mamma con un reddito di 700 euro al mese, che già gode di uno sconto fiscale di 49 euro, il bonus aggiuntivo si traduce in un modesto aumento di soli 15,33 euro al mese. Allo stesso modo, una madre con uno stipendio mensile di 2.000 euro, beneficiando di uno sconto fiscale preesistente di 120 euro, riceverebbe solo 63,8 euro in più grazie al bonus mamme lavoratrici. È solo per le donne con redditi superiori a 35.000 euro lordi annui che il bonus raggiunge il suo massimo potenziale di 3.000 euro all’anno.

Questo paradossale scenario solleva domande importanti sulla progettazione e l’efficacia delle politiche pubbliche volte a sostenere le famiglie e promuovere la parità di genere. Mentre il governo destina ingenti risorse finanziarie a questo incentivo, la sua distribuzione disuguale mette in evidenza la necessità di rivedere e riformulare le politiche di welfare per garantire un accesso equo e inclusivo ai benefici per tutte le lavoratrici.

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