Colpo basso per tanti ex lavoratori: in base al recente rapporto Ocse sull’economia italiana, sono necessari tagli sulle pensioni.
Uno dei temi più “caldi” di sempre è stato ampiamente analizzato nell’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Secondo quanto riporta l’ente, in Italia le pensioni comportano una spesa equivalente al 16,5% del Pil, prendendo in considerazione anche quelle di vecchiaia e reversibilità.

Ad aggravare la situazione sono poi la lunga fase di passaggio prima del raggiungimento di un sistema “contributivo” al 100%, le costanti deroghe per quanto riguarda il pensionamento anticipato e l’innalzamento dell’età media della popolazione. Un quadro preoccupante, che rischia di portare il debito del nostro Paese al 180% del Pil già entro il 2040.
Urge quindi attuare correzioni in grado di abbassare i costi del nostro sistema previdenziale e il rapporto Ocse ha messo a punto un piano in tal senso. Nel dettaglio, i provvedimenti necessari sono:
- eliminare poco per volta le pensioni anticipate;
- avvicinare il limite d’età per poter beneficiare della reversibilità a quello del trattamento “generale”;
- un’imposta sulle pensioni più alte a prescindere dall’entità di contributi versati.
Spesa previdenziale “tra le più elevate”: la ricetta dell’Ocse sui tagli alle pensioni
Nell’ottica di procedere a risanare le finanze pubbliche ed investire in settori orientati alla crescita, l’ente sovranazionale autore del report ha invitato il governo italiano ad eliminare gradualmente quei regimi pensionistici anticipati “ad hoc” come le Quote 100, 102 e 103, che impediscono la completa attuazione della legge Fornero.

Riguardo all’avvicinare la soglia di età per accedere alle pensioni di reversibilità (“le più elevate dell’area Ocse”, 2,5% del Pil nel 2019) a quella per la pensione “normale”, tale misura aiuterebbe l’Italia a contenere le spese e favorirebbe la partecipazione dei beneficiari di tali prestazioni al mercato del lavoro.